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Silvia Penati ci racconta il Gender Equality Plan e l'importanza della sua applicazione

8 Marzo 2022 10:38

In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna abbiamo intervistato Silvia Penati, docente di Fisica teorica, coordinatrice di un Gruppo di Lavoro sulle tematiche di genere di nomina rettorale e rappresentate dell’Università Bicocca presso STEAMiamoci, progetto nato nel 2016 da Assolombarda per creare una rete sinergica di aziende, università, enti e associazioni, impegnate in progetti di valorizzazione dei talenti femminili nelle professioni scientifiche e tecnologiche.

 

La Prof.ssa Panati inoltre ha ricevuto una delega elettorale per la scrittura del Gender Equality Plan (GEP), un documento che definisce la strategia dell’Ateneo per l’uguaglianza di genere allo scopo di garantire pari opportunità a donne e uomini e tendere ad una equità di rappresentanza di genere in ogni ambito professionale e di studio. Si tratta di un testo ufficiale della durata di tre anni e che viene richiesto dalla Comunità Europea per poter accedere a bandi e finanziamenti europei.

 

Qual è uno dei problemi più urgenti oggi nel mondo accademico?

Alcune azioni del GEP affrontano il tema della rappresentanza di genere nella popolazione studentesca. Il divario di genere è particolarmente evidente per le discipline STEM: abbiamo per esempio solo il 30% di studentesse iscritte al corso di laurea in fisica, e addirittura solo il 10% ad informatica. Questa situazione nasce sicuramente da un problema culturale della nostra società: le ragazze spesso a scuola e in famiglia non vengono adeguatamente incoraggiate (o addirittura scoraggiate) ad intraprendere percorsi accademici in ambito scientifico a causa di comuni stereotipi e pregiudizi di genere. L’Università può contribuire con attività di orientamento mirate a decostruire questi stereotipi, come per esempio incontri nelle scuole in cui si racconti la storia di grandi scienziate e si valorizzino le loro grandi scoperte scientifiche. Ma al momento questo sembra non essere sufficiente. Stiamo pensando quindi di organizzare dei momenti formativi anche per insegnanti, gestiti dai nostri colleghi del Dipartimento di Psicologia, creare borse di studio e premi per le tesi di laurea più meritevoli indirizzati alle ragazze, così da incoraggiarle ad intraprendere una carriera in ambito scientifico.

Un altro grande problema è poi legato al gap salariale. Sappiamo da Almalaurea e da molti altri studi che ancora oggi nel settore privato a parità di mansioni una donna riceve percentualmente una retribuzione inferiore. Siamo però in un momento storico importante perché finalmente gli imprenditori si stanno rendendo conto che la valorizzazione della diversità aumenta la produttività anziché penalizzarla. Dobbiamo quindi sfruttare questa nuova consapevolezza per cercare di cambiare le cose.

 

Quali sono gli altri punti del GEP?

Un altro punto del GEP riguarda il rapporto di genere negli organi rappresentativi e di governo. Devo dire che su questo punto il nostro Ateneo è abbastanza virtuoso, avendo un buon bilancio di genere in molti organi di governo, a partire dal fatto che abbiamo una Rettrice. È però necessario garantire che l’equità di genere sia rispettata anche negli organi non elettivi che abbiano compiti di valutazione. Un terzo punto del GEP molto importante riguarda l’introduzione di nuovi processi che incentivino il reclutamento di donne, soprattutto nelle discipline STEM, e garantiscano uguali opportunità nelle progressioni di carriera, ma per ora si tratta solo di iniziative istruttorie che speriamo portino presto ad interventi concreti. Un quarto punto riguarda l’introduzione di una corretta comunicazione di genere anche in ambito amministrativo ed infine un quinto punto impone azioni specifiche contro casi di molestie e violenza.

È inoltre prevista la costituzione di un Osservatorio di Genere, organo permanente che si occuperà della realizzazione delle varie azioni previste dal GEP e del monitoraggio del loro stato di avanzamento.

Un passo fondamentale è infine far conoscere il GEP in maniera capillare all’interno dell’Ateneo per accrescere la consapevolezza di tutta la comunità sull’esistenza di un divario di genere in molti ambiti e promuovere una cultura più inclusiva ed egalitaria.

 

Oggi si parla ancora di molestie e violenze in ambito accademico?

Purtroppo, è così. Due anni fa la collega Chiara Volpato, docente di Psicologia Sociale, ha coordinato un’indagine sulle molestie di strada, proponendo un questionario a tutte le persone che vivono l’Università: docenti, personale tecnico-amministativo, studenti. L’ultima era una domanda aperta che chiedeva di raccontare un episodio di molestia o violenza subito in prima persona o di cui si era state/i testimoni. Purtroppo, sono venute alla luce testimonianze preoccupanti e per noi inaspettate. Da qui è nata l’idea di istituire, in collaborazione con la Consigliera di Fiducia, uno sportello online attraverso il quale chiunque possa denunciare anche in forma anonima. Abbiamo inoltre sentito l’esigenza di programmare attività di sensibilizzazione nel quartiere e nelle aree limitrofe al campus universitario, perché spesso questi atti avvengono nel percorso che le studentesse fanno per arrivare in aula.

 

Si ringrazia per la consulenza il prof. Roberto Cornelli, presidente del Comitato Unico di Garanzia dell’Università Bicocca