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Mattia Teruzzi

Mattia Teruzzi si è laureato all’Università di Milano-Bicocca in Scienze e Tecnologie per
l’ambiente e per il Territorio. Oltre che essere un amante della terra e dell’ambiente Mattia è da molti conosciuto per
aver costruito nel monzese (floricoltura Chiaravalli) un orto 100% sostenibile, non solo dal
punto di vista ambientale, ma anche da quello sociale!

Intervista a Mattia Teruzzi

25 Febbraio 2021

Mattia Teruzzi si è laureato all’Università di Milano-Bicocca in Scienze e Tecnologie per l’ambiente e per il Territorio.

Una volta concluso il proprio percorso di studi, Mattia ha trovato subito lavoro come consulente ambientale in Sardegna, in un’azienda che trasforma i rifiuti organici in concime: un brevetto italiano firmato da un Professore dell’Università di Cagliari, e successivamente industrializzato dalla società, che sta dando ottimi risultati sul territorio.

Ma oltre che essere un amante della terra e dell’ambiente Mattia è da molti conosciuto per aver costruito nel monzese (floricoltura Chiaravalli) un orto 100% sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello sociale!

 

Com’è nata l’idea dell’orto?

Durante la pandemia di COVID 19, recluso in casa come il resto della popolazione ed impossibilitato a fare il lavoro che mi appassionava, ho avuto l’idea di testare il concime dell’azienda per cui lavoro sul terreno monzese.

Essendo questo concime ricco di macronutrienti e avendo già portato grandi e validati risultati in Sardegna, mi sono chiesto quali effetti avrebbe potuto produrre sul terreno del nord Italia, con caratteristiche diverse e soggetto a condizioni atmosferiche e climatiche differenti.

L’orto sperimentale è quindi nato come un progetto che mi ha permesso di portare avanti il mio lavoro e le mie passioni, a questo esperimento si è subito unita la mia visione di sostenibilità.

 

In che senso sostenibile?

La sostenibilità ambientale deriva da diversi aspetti.

In primis l’impiego di materiali di recupero per la realizzazione della struttura stessa (ad esempio gli stessi cassoni destinati ad ospitare la terra) e il fatto che non utilizziamo per irrigare l’acqua della falda ma l’acqua che scorre nelle rogge circostanti (canale Villoresi).

Inoltre, in ambito di sostenibilità ambientale, è molto importante la gestione del terreno: dall’aratura, all’agricoltura di stagione, all’impiego di concimi organici e biologici che non provochino un impoverimento del suolo. Una corretta gestione del terreno è infatti uno dei metodi migliori per la lotta al cambiamento climatico.

Abbiamo poi deciso di metterci in gioco in prima persona per dare un aiuto alle persone in questo periodo difficile. Ci è sembrato giusto fare la nostra parte e abbiamo deciso di donare il raccolto alla mensa dei poveri di Monza, e alle mense da campo dell’ospedale San Gerardo.

Ma il progetto va oltre: abbiamo infatti deciso di coinvolgere in questo orto i ragazzi de Il Veliero. Stiamo creando degli orti rialzati, per permettere così alle persone con disabilità o difficoltà motorie di avvicinarsi al mondo dell’orto, di coltivare personalmente la terra, mettendo così in pratica l’ortoterapia.

 

Quali risultati avete raggiunto?

Il nostro concime è ancora in fase di sperimentazione ma, per avere un confronto, abbiamo deciso di coltivare una parte del terreno senza concime, un’altra utilizzando un concime biologico di alta qualità, e una usando il concime sardo.

Abbiamo sin da subito notato che una pianta concimata cresce molto più di una non concimata, ma i risultati ottenuti dal concime sardo sono stati molto positivi, non mostrando molta differenza nel confronto con un top di gamma.

Inoltre, il nostro concime ha anche proprietà ammendanti e, per questo motivo, restaura alcune importanti proprietà fisiche del suolo.

 

Qual pensi che sarà il futuro dell’agricoltura?

Il mondo si sta spostando verso una concimazione di tipo organico, già oggi lo abbiamo tutti sotto gli occhi questo cambiamento.

Il futuro è lo spostamento su concimi organici e biologici, i quali migliorano la qualità del raccolto e del terreno, allo stesso tempo risulta anche una scelta ecologicamente sostenibile, in quanto molti di essi provengono dal recupero e dalla trasformazione dei nostri scarti.

 

Qual è l’obiettivo del suo progetto scientifico?

L’orto diventerà presto un’associazione riconosciuta, non a scopo di lucro, infatti abbiamo già ottimi feedback da Cagliari, con l’idea di farne crescere altri.

Oltre ai tanti risultati già raggiunti, il mio piccolo sogno sarebbe far diventare questo un modello esportabile e sostenibile.

La terra è una risorsa limitata, è fondamentale imparare a gestirla in maniera consapevole.