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Rodolfo Pinto

Imprenditore, 29 anni, consegue la laurea in Giurisprudenza nel 2016.
Nel 2019 è stato nominato da Forbes come uno dei 100 italiani under 30 che guideranno il futuro.

Intervista a Rodolfo Pinto

5 Novembre 2020

Da dieci anni si occupa di imprese ad alto tasso di innovazione, svolgendo attività di investimento, company building e management tra l'Italia, il Regno Unito e gli Stati Uniti.
Ha cominciato la sua esperienza lavorativa nel board di una PMI attiva nell'ICT e nell'Automotive, poi ha cominciato ad occuparsi in modo sistematico di innovazione occupandosi dei più svariati settori, tra i quali: Internet of Things, Messaggistica, Mobile Commerce, Business Design ed Energy Storage. Le esperienze maturate li hanno consentito di apprendere le principali metodologie legate al mondo startup a livello internazionale, grazie anche alla fitta rete di relazioni costruita con l'estero dopo aver contribuito a portare in Italia una importante organizzazione statunitense.
Si occupa di impresa, innovazione e di Smart Cities, coniugando la passione per quello che fa con una forte ispirazione umanistica, che deriva dagli studi di Liceo Classico e che lo hanno portato a laurearsi in Giurisprudenza con una tesi legata agli effetti dell'Internet of Things sull'evoluzione dei contratti e su diritti fondamentali quali quello alla privacy e alla sicurezza. Ha poi completato la sua formazione universitaria con corsi di specializzazione al MIP in Management dell’Innovazione. 
Oggi è CEO di Pnsix, un’azienda che si occupa di Service Design e Innovation Management.

 

 

CHI SEI? CHE LAVORO FAI OGGI? 
Sono Rodolfo Pinto, ho 29 anni e attualmente sono amministratore delegato di un’azienda di service design, Pnsix, che si occupa di accompagnare i clienti nella progettazione e nell’implementazione di servizi e prodotti digitali e fisici.

 

QUAL È STATO IL PERCORSO STUDI CHE HAI SEGUITO E CHE TI HA PORTATO AD ESSERE DOVE SEI OGGI? 
Mi sono laureato in giurisprudenza in Bicocca con un percorso un po’ diverso dal normale: lavoravo già nella holding di famiglia, AC, dove mi occupavo di attività di investimento in startup innovative fra Regno Unito e gli Stati Uniti, quindi non frequentavo molto. Dato che già avevo a che fare con il mondo dell’innovazione digitale, ho deciso di laurearmi con una tesi sull’Internet of Things.

 

COM’È STATA LA TUA ESPERIENZA IN BICOCCA? 
Come dicevo prima, è stata un’esperienza anomala: dato che lavoravo ho seguito molto poco le lezioni, salvo il corso di filosofia del diritto che ho scelto di seguire in presenza per interessi personali. Nonostante ciò, non ho avuto problemi a conciliare il mio percorso di studi con quello lavorativo. 
Inoltre posso dire che le relazioni che ho avuto con i docenti sono state molto buone, tra queste per esempio quella con Andrea Rossetti, il mio relatore della tesi. Ho avuto la possibilità di arricchire molto il mio percorso di studi grazie ai professori di alto livello che si trovano in Bicocca.

 

COME MAI HAI DECISO DI STUDIARE GIURISPRUDENZA? AVEVI OBIETTIVI DIVERSI PER IL TUO FUTURO?

In realtà è stata una scelta dettata dall'incertezza degli anni in cui si inizia l’università. Non ho mai pensato di fare carriera in ambito giuridico, ma mi trovavo costretto a scegliere un corso e ho optato per uno che mi lasciasse aperte più possibilità, che fosse completo e che andasse d’accordo con il mio carattere e con i miei interessi, dunque che avesse più un approccio umanistico che uno scientifico. All’epoca avevo preso in considerazione anche altre alternative e, nonostante il percorso di studi che ho poi scelto di percorrere, non le ho mai messe da parte completamente; per esempio proprio ora ho iniziato a studiare filosofia.

 

DA DOVE NASCE IL TUO INTERESSE PER L’INTERNET OF THINGS?
L’interesse per l'Internet of Things dipende dal fatto di averci avuto a che fare dall’inizio della mia carriera professionale ad oggi per una serie di coincidenze ed opportunità. 
Prima di tutto, come già detto poco fa, è stato l’argomento della mia tesi di laurea perché, all’epoca in cui mi occupavo anche di startup e tecnologia, era uno dei trend più significativi. Dopodiché ho avuto a che fare con l’Internet of Things a 22 anni quando ero investitore e anche a 23 e 24 anni quando lavoravo nel consiglio di amministrazione di un’azienda che si occupava anch’essa di questa tematica.

 

SAPPIAMO CHE SEI STATO SELEZIONATO DA FORBES ITALIA TRA I 100 GIOVANI CHE, CON IL LORO TALENTO, STANNO CONTRIBUENDO A RIDISEGNARE IL MONDO DEL BUSINESS, DELLO SPORT, DELLA CULTURA E DELL’INTRATTENIMENTO; COME CI SI SENTE? COME STAI CONTRIBUENDO IN QUESTO? 

Devo dire che questi sono riconoscimenti che fa piacere ricevere ma che allo stesso tempo definiscono poco di quello che uno è. Credo che siano più le cose che ho fatto, i successi e gli insuccessi che ho collezionato a descrivermi. A prescindere da ciò, è senza dubbio un riconoscimento prestigioso; sono onorato di essere stato messo sullo stesso piano di tante persone che ho avuto il piacere di conoscere e che stimo molto. 

 

DAL 2015 AD OGGI SEI STATO CEO DI GES - GREEN ENERGY STORAGE. COS’È E COME MAI HAI DECISO DI ABBANDONARE LA CARICA E PASSARE IL TESTIMONE?
GES è uno startup che si occupa di batterie a flusso per l'efficienza energetica a basso impatto ambientale con l’obiettivo di garantire sempre alti livelli di sicurezza. L’azienda è nata partendo da un brevetto di Harvard che abbiamo poi sviluppato a Trento. Questo ci ha permesso di attrarre talenti da tutto il mondo; molti di questi sono italiani che erano andati all’estero, altri hanno raggiunto la nostra realtà dopo diverse campagne di Equity Crowdfunding: siamo arrivati ad ottenere oltre 3 milioni di euro in Equity più 2 che provengono da fondi europei.
Questa di GES è una realtà molto attiva che ho potuto seguire partendo dalla holding della mia famiglia e lavorando sempre al fianco di mio padre, il presidente.
Oggi ho dovuto lasciare il posto di CEO per occuparmi a tempo pieno di Pnsix; nonostante ciò faccio sempre parte del board.

 

QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL FUTURO? 
È difficile fare dei progetti per il futuro quando questo è abbastanza fluido, come succede oggi. Comunque direi che adesso uno dei miei progetti è quello di far crescere Pnsix tanto quanto GES, riuscendo ad affermarla nel contesto italiano e perché no, anche europeo. Col tempo ci saranno sicuramente altri progetti che ad oggi sono ancora da concretizzare, questo anche a causa del presente incerto che ci costringe ad adattarci ai cambiamenti rapidi rinnovando continuamente le nostre idee. 
9.    Pensi che il network sia importante? In che maniera il tuo network ti ha aiutato ad arrivare fino a dove sei oggi?
Per me il network è fondamentale. Qualsiasi attività, ad esempio il business, richiede di interfacciarsi a persone ed è qui che il network diventa un elemento fondamentale. Negli anni per fortuna ho sempre avuto la possibilità di coltivare una grande rete di contatti: per esempio partecipando a Kairos Society, una community under 25 degli Stati Uniti, in Italia, sono riuscito ad estendere il mio network a livello globale. Per me il network è un mezzo di scambio di competenze e idee che serve a creare nuove opportunità di business. È stato e continuerà ad essere fondamentale nel lavoro che svolgo tutti i giorni.

 

QUALI CONSIGLI DARESTI A CHI VUOLE ARRIVARE DOVE SEI ARRIVATO TU O CHE VORREBBE PERCORRERE IL TUO STESSO PERCORSO?
Dare consigli è molto difficile e mi considero ancora nella posizione di riceverne piuttosto che darne. L’unico che darei sarebbe quello di imparare, il prima possibile, a gestire la complessità. Non si possono avere le cose in modo facile e veloce; bisogna imparare il più presto possibile ad adeguarsi alla realtà perché nel business questa è più complessa di quanto si pensa.
Posso dire che non credo ci sia una ricetta per il successo. L’unico consiglio che mi viene in mente rispetto al successo è quello di impegnarsi sempre, di imparare a gestire le complessità e di capire che è molto importante non fermarsi su un’idea, ma di andare sempre avanti imparando a metterla in pratica. Bisogna essere sempre in un mindset di apprendimento e conoscenza verso nuove competenze.


Intervista di: Francesca Bagnolati, Marta Odriozola